“LA STAMPA” – J.C. Abraham De Palma e i premi Oscar

Abraham De Palma La Stampa

Abraham De Palma

“Pensavo al business dei monopattini ora produco film e sono felice a Torino”

Metà antillano e metà italiano, il suo primo lungometraggio è stato inserito nell’archivio della storia del cinema

Sei anni fa ha compiuto una scelta solo apparentemente al contrario. Invece di mollare
tutto e trasferirsi ai Caraibi, ha lasciato l’isola di Bonaire, nelle Antille Olandesi, e si è trasferito a Torino. Il suo nome è più lungo del titolo di un film. Jamal Carlo Abraham De Palma è l’unione tra la parte Italiana e quella antillana delle sue origini. «L’equilibrista con – stella», il lungometraggio di esordio della sua casa casa di produzione
Cinematografica, poco prima di Natale è stato inserito, a sorpresa, nella «Margaret Herrick Library», l’archivio californiano della storia del cinema dei Premi Oscar.


Prima di tutto, come dobbiamo chiamarla?
«Molti miei amici mi chiamano all’americana, con le iniziali del nome, Jamal Carlo, letti in inglese. Quindi J.C. (letto
Gei Si, ndr). A Torino sono semplicemente Carlo, il nome del mio nonno torinese, Carlo
De Palma, il professore del Politecnico di Torino che ha progettato il traforo del Frejus».


Che emozione è stata finire nell’archivio degli Oscar?
«Quasi come vincere la tanto ambita statuetta. Ovviamente sono due cose distinte, ma fa piacere pensare che il proprio film di esordio rimarrà persem-
pre presente in un luogo fanta-stico, un archivio e una libreria dove poter consultare materiale riferito ai film più importanti della storia del cinema secondo le logiche dell’Academy».
prime video


L’EQUILIBRISTA CON LA STELLA

La locandina del film prodotto da De Palma scelto dall’ Academy


Jamal Carlo Abraham De Palma ha un nonno torinese, Carlo De Palma.

Come è stato segnalato il suo film?
«Devo ancora capirlo. Probabilmente perché ha vinto alcuni premi cinematografici e tra questi il SoCal Award come miglior trailer straniero. In giuria
c’era TomHanks».


Di cosa parla?
«E tratto da una storia vera.
Quella del piccolo circo della famiglia Althoff, che durante
la Seconda guerra mondiale ha salvato diversi ebrei dalla deportazione nascondendoli come parte della compagnia.
Un salvataggio riconosciuto anche dallo Yad Vashem di Ge-
rusalemme. Ma sono comunque particolarmente orgoglioso che sia tutto nato a Torino».


Ovvero?
«La “The Palma Movie” è nata proprio producendo questo
Un momento delle riprese del film “L’equilibrista con la stella” film. Quando sono arrivato in città inizialmente pensavo di buttarmi nel business dei mo-nopattini, appena prima che approdassero le multinazionali dello sharing a prendersi il mercato. Ho avuto l’esigenza di girare uno spot pubblicitario per promuovere l’attivi-tà, in realtà mai sviluppata, ma il protagonista dello spot era Davide Campagna, il quale mi ha parlato della sua idea di realizzare questo film co-meregista».


Ed è nato così?
«Esattamente. Il film, con la sua casa di produzione, è nato pranzando e chiacchierando con Davide al Mercato
Centrale di Porta Palazzo. La sceneggiatura mi ha subito preso molto, vedevo nei suoi occhi passione e felicità. A
quel punto ho detto: aiuto lui a coronare il suo sogno e nel frattempo mi introduco nel mondo del cinema. Poco dopo ero nello studio del notaio per fondare la società».

 

Lei è per metà antillano. Uno pensa alle Antille e non avrebbe mai l’idea di pensare di trasferirsi da li a Torino…

«Quello che per molti
Può apparire semplicisticamente un paradiso per altri può essere un inferno. Io a Torino ci vivo benissimo, non tornerei mai indietro».


In che senso un inferno?
«Provengo dalle Antille Olandesi. La mia parte antillana è legata alla politica, anche se a sua volta di orgine libanese
cristiana. Mio padre è stato se-
natore, governatore e primo ministro. Ma dopo la riconolizzazione degli olandesi del 2010 le cose non sono andate benissimo. Quello che appare un paradiso è in realtà un mondo devastato dal cemento e dominato dal denaro».


Nei suoi progetti futuri c’è anche una serie. Sarà ambientata a Torino?
«Si chiama Narcos Italia.
Spero che possa presto essere prodotta per Netflix. Qualche giorno fa ne ho parlato anche con Richard Fox della
Warner Bros International.
È un poliziesco che gira intorno al mondo del narcotraffico internazionale.
Il protagonista è un grosso industriale farmaceutico che ha la sua sede a Torino. Sarà girato soprattutto tra la città e la collina». –

L'equilibrista con la stella

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