In via Borgo Dora 31 c’è la Andrea’s Antichità, un negozio di antiquariato.
All’interno le telecamere passano da un piano all’altro. Una riprende Angelo Maggi 64 anni, lo storico doppiatore e attore che ha prestato la voce a Tom Hanks, Iron Man e Woody in “Toy Stoy 4”. Sta girando “L’equilibrista con la Stella”, prodotto dalla The Plama Movie, un film che uscirà nel 2021.
Lui è l’unico veterano visto che tutti i suoi compagni di ventura sono giovani di talento. C’è Jamal Carlo Abrham De Palm, 25 anni, che è il produttore esecutivo. Poi Davide Campagna 23 anni, che è il regista. E in fine Silvia Garrino, 11 primavere appena, a fare da coprotagonista, insieme a Maggi.
Tutti insieme stanno raccontano una storia, accaduta realmente, come nessuno l’ha mai raccontata prima. Quella di una ragazza ebrea, che durante la Shoah trova riparo dalle persecuzioni dentro un circo. <<All’ambiente circense sono molto legato, mi sono anche diplomato al Circo Vertigo di Torino – comincia il regista – pochi sanno che è un mondo che è sempre stato accogliente verso tutte le etnie e le persone. Tanti sono riusciti a scampare all’Olocausto rivolgendosi a chi non ha mai rifiutato nessuno>>.
E quindi, in un angolo di Borgo Dora, tre talenti e una leggenda lavorano tutto il giorno, con l’ardua responsabilità di mettere mano su uno dei tami più importanti e delicati della storia intera.
<<Si, mi rendo conto di quanto è grande quello che stiamo facendo>>, spiega Silvia, che alla sua età ha già delle esperienze sul set. <<Ma non le ho mai avute su una cosa simile. Spero di riuscire a trasmettere al pubblico il messaggio>>, dice sorridendo.
La scommessa è stata tale che nemmeno uno come Angelo Maggi ha titubato: <<quello che mi stupisce e mi rende felice, è il coraggio di questi tre. Di solito per l’opera prima, come nel caso di Davide, scelgono temi decisamente diversi. Invece lui è stato audace a tentare questa via. Così come lo è stato Abrahm a scommettere sul progetto>>.
Ecco, proprio lui. A 25 anni non è molto comune fare il produttore. <<Ma l’idea lo meritava. Si tratta di vedere la Shoah da un punto di vista diverso. Non soltanto, quindi, quello della tragedia, della cattiveria, della disumanità. Ma quello dei tedeschi che erano contro il nazismo, e hanno aiutato gli ebrei a salvarsi. Oltretutto nel circo, che in quegli anni era veramente una dimensione a sé>>. I quattro, insieme a tutto la troupe, hanno lavorato per 10 ore ininterrottamente. Eppure, sono ancora tutti sorridenti, pieni di energie. Giusto una cena e un po’ di riposo.
Poi, si torna a raccontare la storia dalla bottega di Porta Palazzo.